A fare le spese delle ambizioni del premiere è soprattutto il Movimento 

Quello che sta accadendo in questi giorni nel parlamento italiano, e che è stato innescato dalla decisione di Renzi di uscire dal governo Conte bis, ha risvolti che non possono essere circoscritti solo a questo passaggio politico, ma che andranno oltre il contingente e avranno conseguenze sull’intero assetto della politica italiana e sul suo futuro. Di certo la pratica della transumanza di parlamentari da una sponda all’altra dell’emiciclo è roba vecchia, ma quella a cui assistiamo in questi giorni nulla ha a che fare con il trasformismo storico dell’Italia postunitaria o con i pur deprecabili precedenti di marca berlusconiana.
Con i giorni della crisi del Conte due si chiude definitivamente una stagione politica, come lo stesso presidente ha sottolineato con l’abusata formulata del “si volta pagina”, e neppure il tentativo di nobilitare i novelli Scilipoti, definendoli responsabili, costruttori o volontari, può alleviare le conseguenze avvelenate del trasbordo dei parlamentari.


Il primo frutto avvelenato è dato dalla fine del M5S così come i suoi sostenitori lo avevano conosciuto e al quale avevano creduto. Piaccia o no Giuseppe Conte è il commissario liquidatore dei sogni grillini. Non si tratta di mettere in fila le parole d’ordine e i punti irrinunciabili a cui il M5S ha gradualmente derogato finendo per rinnegare tutto ciò su cui aveva costruito il proprio consenso, ma di considerare la natura stessa del Movimento. Era normale, ed anche necessario, che una volta ottenuta dai cittadini la responsabilità di farsi carico della formazione del governo, con il 32% ottenuto alle politiche del 2018, gli uomini del Movimento di Grillo cercassero le alleanze per raggiungere la maggioranza, diversamente sarebbe stata disattesa la volontà dell’elettorato che ha dato loro un terzo dei voti totali.

Ma di solito i partiti di maggioranza relativa diventano il fulcro della maggioranza che va a costituirsi e compongono la propria idea di paese con quella degli alleati. Per i grillini non è andata così. Anzi! Al di là delle singole questioni il vero vulnus al grillismo è dato dalla rinuncia alla democrazia diretta e dal ricorso in dosi massicce alle più logore logiche di palazzo, come quella della compravendita dei parlamentari. La piattaforma Rousseau è ormai un lontano ricordo e i parlamentari del M5S non si sognano neanche di chiedere ai propri elettori se sia o meno il caso di accettare un governo sorretto da coloro che dal Movimento erano stati espulsi per ragioni morali, o dalla ex segretaria del tanto odiato Berlusconi Maria Rosaria Rossi, oppure dalla prodezze di Mastella, eroe del trasformismo della prima repubblica. Complice la pandemia, quindi, l’abbraccio col PD è stato mortale per i sogni del Movimento.
L’altro frutto avvelenato è stato appunto il trasformismo parlamentare, tornato in grande spolvero in questa fase pandemica e praticato in dosi massicce da Conte e dal PD. Il riferimento al trasformismo della destra e sinistra storica primonovecentesca è naturalmente improponibile, perché in quella fase della storia d’Italia non esistevano i partiti in parlamento ma solo gruppi di interessi che in gran parte erano legati al censo. Oggi le cose stanno in modo diverso, perché i parlamentari vengono eletti in liste di partito che si presentano agli elettori con impegni precisi e programmi da realizzare. E l’impegno del M5S era quello di rivoluzionare la pratica parlamentare, rendendola trasparente e lineare, e il rapporto tra i cittadini e i loro rappresentanti, rendendoli diretti e disintermediati.
Ecco, quello che è venuto meno è proprio la disintermediazione che i grillini avevano teorizzato, eliminando completamente i filtri fra elettori ed eletti, da cui il famoso proposito di “aprire il parlamento come una scatoletta di tonno”.

Ciò che significa questo cambiamento nei propositi e nel percorso dei parlamentari a cinque stelle non è tanto l’essere venuti meno alle mirabolanti promesse elettorali che hanno urlato nelle piazze per anni, in questo si sono solo adeguati al malcostume della politica italiana, ma l’aver cambiato completamente la natura del Movimento e la ragione stessa per cui era nato.
È per questo che in queste ore, proprio quei politici che i grillini avrebbero voluto sradicare dall’orizzonte della politica italiana, PD in testa, stanno decidendo cosa fare di loro, di quella folta pattuglia di parlamentari che un tempo volevano tirar giù l’emiciclo e che oggi, dal che avevano ben 5 stelle da seguire sono rimasti senza la più importante: la stella polare della propria ragion d’essere.
Sarebbe tutto un bizzarro deja vu della politica italiana se non fosse che proprio il disarmante smarrimento dei parlamentari M5S è la chiave di volta di questa tragica crisi politica, alla quale, se si aggiunge l’eterno conflitto interno alla sinistra, come dimostra il duello Renzi-PD, è davvero difficile dare una soluzione. Allora, per favore, fateci votare!

 

Francesco Addolorato