Palazzi, chiese, musei e il famoso canestrato settecentesco dal sapore insuperabile
È considerato tra i borghi più originali dell’Italia per tutti i suoi palazzi d’epoca feudali, rimasti agibili: Palazzo Parisi, Palazzo Giliberti, Palazzo Lovito e Palazzo Mobilio Giampietro e, in quest’ultimo spicca sul chiostro al suo interno, una scritta “Soli Deo”, la stessa che si ritrova spesso nei manoscritti di Bach, “Solo a Dio”. Stiamo parlando di Moliterno, Mulcternum, nel Parco dell’Appennino lucano Val d’Agri lagonegrese, che sorge arroccata intorno al castello medievale, che domina la vallata sottostante. Dai suoi 879 metri sul livello del mare, spiccano i 25 metri della torre di avvistamento del castello, risalente probabilmente a epoca longobarda, che vigila ancora oggi i suoi 4062 moliternesi.
Palazzi, chiese, musei e il famoso canestrato settecentesco dal sapore insuperabileLe origini della città paiono essere riferite all’epoca preromana, a cui si sono succedute varie occupazioni normanne, angioine e ancora aragonesi, per finire, poi, nelle solite mani dei feudatari. Infatti le pagine di storia raccontano di un centro abitato nato, probabilmente, in seguito alla distruzione di Grumentum, fiorente centro commerciale di epoca repubblicana, avvenuta ad opera dei Saraceni tra l’872 e il 975. I grumentini sfuggiti al massacro fondarono un nuovo centro abitato attorno alla torre longobarda. Dominio Normanno, Svevo e in seguito Angioino passò poi sotto il controllo degli Aragonesi fino all’inizio del 1500. Sotto tale dominazione Moliterno fu ceduto ad Antonio Sanseverino e intraprese un periodo molto fiorente nel commercio della lana, degli ovini, dei cereali, l’allevamento e nel settore dell’agricoltura. Musei, chiesi ma anche tanti personaggi illustri nati in questo luogo ricco di storia e gastronomia.
Per i musei non c’è che l’imbarazzo della scelta, cominciando dal museo palazzo Aiello, in cui il tempo ha lasciato evidenti tracce di sé con una biblioteca di stampe, opere di pittori lucani e video di servizi televisivi sulla Basilicata. Non da meno il museo della ceramica del Novecento presente nel medesimo palazzo Aiello del 1825 con prevalenza di opere in riferimento al periodo tedesco della ceramica vietrese. Inoltre lo stesso palazzo ospita il museo del Novecento lucano, nel cuore antico della cittadina, e la biblioteca lucana “Angela Aiello”, che ha una raccolta di libri di scrittori lucani e stampe sulla Basilicata che coprono quasi cinque secoli di storia regionale.
Le chiese sono un valore inestimabile di questo luogo: la chiesa francescana di santa Croce, in cui si trova un crocifisso del XV secolo; la chiesa madre, la chiesa di santa Maria Assunta con una storia che comincia dal lontano 1300. Un luogo che nel passato ha dato i natali a personaggi illustri, letterati, uomini politici, generali, pittori ed alti prelati. Vanta tra i suoi illustri concittadini Ferdinando Petruccelli della Gattina (1815 – 1890), medico, storico, letterato, precursore del giornalismo moderno; il Generale Giuseppe Parisi (1757 – 1829) fondatore dell’Accademia Militare della Nunziatella di Napoli; Giacomo Racioppi (1827 – 1908) storiografo di fama internazionale; Michele Tedesco (1834 – 1917) famoso pittore che fece parte ed insegnò nella Scuola Fiorentina. Un luogo potremo dire completo dove accanto alla storia, alle tradizioni e alla radicata memoria del non dimenticare mai, fa capolino la gastronomia, una cucina tipica in perfetta unione tra prodotti naturali e antiche tradizioni.
Arrivando a Moliterno all’ora di pranzo sulla tavola si possono gustare i ferricelli, i trisciddi, il minestrone e la pastorale, che valorizzano i prodotti locali, quali i funghi, la cacciagione, i formaggi e le lumache. I ferricelli sono fusilli fatti a mano, conditi con sugo nostrano, mentre i trisciddi sono gnocchi aperti fatti a mano con sugo di carne. Il minestrone viene cucinato con numerosi ingredienti: verza, patate, fagioli, olio di oliva, aglio, croste e avanzi di pecorino. Infine, la pastorale è preparata con carne di pecora, pomodori pelati, patate bollite, sale e peperoncino. Di secondo si può offrire capretto alla lucana, condito con vino, aglio, origano, peperoncino e prezzemolo; le lumache in umido, il cui sapore è valorizzato da pomodori freschi, aglio, olio di oliva, sale e pepe. Tra i dolci tipici spiccano il sanguinaccio, gli struffoli, le zeppole di San Giuseppe, la caciata e le chiacchiere. Decisamente particolare è il sanguinaccio, preparato con sangue di maiale, friselle macinate, cacao amaro, cioccolato fondente, zucchero, caffè ristretto, miele, canditi, cannella, garofano, mandorle, pinoli e uva passa. Il Re delle tavole moliternesi è il Pecorino Canestrato IGP: si presume addirittura che sin dal primo formarsi del borgo medioevale, intorno alla torre del castello, i pochi abitanti si fossero dedicati quasi esclusivamente all’attività della pastorizia e quindi alla produzione casearia. Solo dal 1700 questa attività si trasformò in una vera e propria tecnica organizzata, che ha reso celebre in tutto il mondo il borgo Lucano. Arrivando a Moliterno si ha la sensazione di entrare in un sogno, una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà per penetrare in un pensiero inesplorato, un immaginario mai pensato.